Lo scorso 15 marzo il Pack artico ha raggiunto il suo massimo stagionale raggiungendo e superando i 15 milioni di chilometri quadrati, esattamente 15,004 milioni di chilometri quadrati, il miglior dato dal 2020 (15,018 milioni di chilometri quadrati) ed il secondo miglior dato negli ultimi 10 anni. Infatti dal 2013 in poi solo in due occasioni il pack artico ha raggiunto e superato i 15 milioni di chilometri quadrati.

Andando ad approfondire il grafico ormai ultra-quarantennale dei massimi di estensione del pack si evince chiaramente come si possono distinguere quattro fasi storiche: la prima sommariamente collocabile tra il 1979 ed il 1990 quando era piuttosto frequente che i massimi del pack superassero i 16 milioni di chilometri ( 10 volte su 12 anni). La seconda fase può essere individuata tra il 1991 ed il 2004 quando l’estensione del pack si mantenne sempre al di sopra dei 15 milioni di chilometri quadrati ma mai superiore ai 16 milioni. La terza fase dal 2005 al 2013 quando l’estensione massima del pack iniziò a registrare valori inferiori ai 15 milioni di chilometri quadrati 4 volte su 9 anni. Infine la fase attuale, dal 2013 ad oggi, con i massimi che hanno superato i 15 milioni di chilometri quadrati solo due volte: nel 2020 e quest’anno. Dunque siamo purtroppo abbastanza chiaramente nel novero statistico di questa ultima fase, con valori che raramente superano i 15 milioni di chilometri quadrati, ma è pur sempre un’ottima notizia perchè, come dicevamo ciò non accadeva dal 2020.

Andando a valutare le zone di maggiore estensione del pack artico possiamo vedere come esso raggiunga estensione pressochè normale su Groenlandia, Scandinavia, con addirittura tratti di sopramedia, sull’Alaska e sull’Asia orientale, mentre le zone con grandi anomalie negative ed assenza del pack interessano il Labrador, e le isole Svaalbard. Una situazione dunque meno drammatica quest’anno di quello che si sarebbe potuto aspettare a causa della grande anomalia termica in atto.