Siamo stati tra i primi a delineare come l’inverno sarebbe arrivato e sarebbe stato molto dinamico. Oggi possiamo confermare con una buona dose di attendibilità come esso non sarà una fugace apparizione ma potrebbe durare molto a lungo. Andiamo con ordine: partendo dall’analisi di come si è venuta a determinare e come evolverà la prossima fase fredda.

L’irruzione polare marittima che ci interesserà da lunedi prossimo è figlia di una destablizzazione del vortice polare, a causa della formazione proprio sul polo nord geografico, di una zona di alta pressione polare anomala che lo dividerà in due parti: la parte siberiana resterà confinata in estremo oriente determinando una imponente ondata di gelo sulla Cina, quella canadese a causa della rimonta dell’alta pressione delle Azzorre pilotata verso nord dal cutoff a largo delle coste newyorkesi, scivolerà verso sud-sudovest interessando l’Europa centro-occidentale. L’estrazione delle masse d’aria sarà oceanica pur se in origine molto fredda, ciò determinerà effetti soprattutto in quota e laddove dovessero esserci precipitazioni. Sarà dunque, in una prima fase, una situazione tipicamente invernale con precipitazioni diffuse e nevicate sulle colline del centro nord e montagne del centro-sud. Tutta la struttura andrà in isolamento sul Mediterraneo, questo a causa di un repentino ricompattamento del vortice polare.

In questa fase potrebbero essere le regioni meridionali quelle interessate dalle maggiori precipitazioni mentre l’intero Paese subirà un raffreddamento notevole a causa del cambio di masse d’aria che diverranno più secche e di matrice decisamente continentale. In questo frangente, la struttura potrebbe evolvere in una ritornante nevosa verso le regioni settentrionali del paese o colmarsi in loco in un contesto che ci accompagnerebbe verso la fine della seconda decade di gennaio con correnti orientali fredde ma secche. Il vortice polare però non è destinato a rimanere a lungo stabile.

L’alta stratosfera andrà nei prossimi giorni incontro ad un pesantissimo evento di riscaldamento che potrebbe sfociare in un major warming. Il VP in tale contesto sarebbe nuovamente interessato dalla formazione di alte pressioni polari e questa volta l’Europa centrale potrebbe subirne gli effetti con una irruzione artico-continentale, verso la fine del mese, in un contesto assolutamente instabile e dinamico che, probabilmente, ci accompagnerebbe anche in febbraio. Insomma l’inverno a lungo atteso non sarà una comparsa.